Around…

La Città di Figline e Incisa Valdarno deriva dall’unione, completata nel 2014, di due distinte cittadine, Figline e Incisa; questa tranquilla cittadina è seconda per località più frequentata da turisti nella provincia di Firenze, dopo il capoluogo stesso, ed è famosa per il suo centro storico, per le sue mura di cinta medioevali e per le sue antiche origini.

Secondo la tradizione il nome Incisa deriverebbe dalla “incisione” di un lago semi-paludoso di origine pleistocenica; questo intervento di chirurgia geologica sarebbe da attribuire al condottiero cartaginese Annibale: il lago infatti ostacolava il transito del suo esercito in movimento verso sud (circa 217 a.C.) ed era fonte di infezioni mortali (malaria). Una profonda incisione sul bordo occidentale del lago avrebbe fatto defluire le acque verso il corso del Fiume Arno.

Una fonte documentaria dell’XI° secolo menziona per la prima volta il castello di Ancisa: è con questa denominazione che l’abitato fu conosciuto fino al 1863, quando acquistò l’attuale nome.

I più significativi momenti della storia avvennero nel XIII° secolo quando il villaggio fu a capo di una delle più importanti leghe, create da Firenze per un migliore controllo e difesa del territorio contro Arezzo.

Figline divenne una delle prime “terre murate” istituite da Firenze, quando il borgo fu ricostruito nella seconda metà del XIV° secolo e cinto di mura che sono ancora visibili. Nel XV° secolo divenne sede di una podesteria e, successivamente, seguì le sorti di Firenze e del Granducato di Toscana fino all’Unità d’Italia.

Nel territorio ci sono molti edifici risalenti al Medioevo. Quelli più significativi sono le strutture medievali all’Incisa, la casa paterna del poeta Petrarca, e le numerose chiese quali la Pieve di San Romolo a Gaville, l’Abbazia di San Cassiano e la chiesa del Vivaio, costruita su un antico oratorio.

Anche nel territorio circostante vi sono parecchi luoghi naturalistici e borghi da visitare, le aree Naturali Protette della Foresta di Sant’Antonio e le Balze, unitamente alla storica Riserva Biogenetica di Vallombrosa rappresentano i polmoni verdi di Reggello e un fiore all’occhiello del territorio.

È possibile raggiungere agevolmente la Foresta Sant’Antonio, da 18 km di sentieri segnalati, che si collegano ad itinerari ancor più estesi, sia verso Vallombrosa, che verso la cima del Pratomagno o la valle del Casentino. La Comunità Montana ha attrezzato numerose aree di sosta e sta recuperando diversi immobili come rifugi. Il complesso più interessante è quello di Case S. Antonio, a quota 930 m.

Discorso separato bisogna fare per le balze e i calanchi della Valdarno tra Firenze e Arezzo, luoghi che attirarono l’attenzione scientifica di Leonardo da Vinci, che le utilizzò come sfondo in vari dipinti e disegni. Particolarmente affascinanti le balze dell’Acqua zolfina, poco distanti dalla panoramica strada dei Sette Ponti dalla quale, all’incrocio con la provinciale di Botriolo, si scorge la medievale torre di Castelfranco incorniciata dai calanchi. Come le altre “terre nuove”, Castelfranco di Sopra ha un impianto urbano che ricalca il castrum romano, con le vie ortogonali e la piazza centrale sulla quale si affacciavano gli edifici del potere: il palazzo del podestà e la chiesa di San Pietro, oggi scomparsa. I lotti hanno misure multiple del braccio fiorentino e man mano che ci si allontana dal centro, i palazzi hanno altezze degradanti e le strade larghezza minore. A disegnare la città sarebbe stato, secondo Vasari, il celebre architetto Arnolfo di Cambio, e si vede come l’impronta fiorentina sia ancora visibile, non solo nel tracciato urbano ma anche in alcune abitazioni del primo tratto della via Maestra, risalenti al periodo della fondazione della terra nuova e in tutto simili alle case a schiera del centro storico di Firenze.

Percorrendo in macchina la strada che da Donnini va ad incontrarsi con la provinciale Setteponti a Reggello, passando da S.Donato in Fronzano e Pietrapiana, o anche da Cancelli, è possibile trovare alcuni punti strategici ideali per ammirare dall’alto il magnifico paesaggio.

Altri punti panoramici sono raggiungibili dalla strada regionale 69 deviando in loc. Ruota la Mandò in direzione Rota, oppure dalla strada comunale che unisce Ciliegi a Matassino deviando verso Montanino o verso Rona. Se invece ci si vuole completamente immergere nella natura e ammirare più da vicino le formazioni delle balze, è possibile percorrere a piedi, in mountain-bike o a cavallo alcuni itinerari in genere poco noti, ma di notevole interesse paesaggistico, storico e geologico. Interessante è la valle della Marnia: subito dopo la frazione di S. Clemente si prende una strada bianca costeggiando sempre il torrente, fino a quando si comincia a salire lungo quella che era un’antica via di transito fino a ritornare alla Pieve a Pitiana. Altri itinerari simili sono lungo la strada della Tornia, che offre un panorama eccezionale di grande interesse in quanto attraversa un’area faunistica di particolare valore. Un altro bel percorso è quello che porta da Prulli verso Rio Luco: si costeggia il piccolo corso d’acqua da un lato e si aprono bei panorami sulle balze dall’altro. Ma il percorso che senz’altro richiama la maggior parte delle persone è quello che partendo dalla località di Ostina consente di giungere nella zona di maggiore suggestione delle balze, permettendo all’escursionista di trovarsi a diretto contatto con esse. Dopo essere partiti in direzione di Vaggio, si costeggia il fosso di Borrilati; dopo aver superato un piccolo passo si arriva nella valle di Rio di Luco; da qui attraverso un altro suggestivo passaggio si supera un valico fra le balze e si arriva in loc. Gretaio (d’obbligo la visita alla Buca di Gabriello, dove è possibile anche effettuare una sosta per il ristoro); l’itinerario può poi proseguire in salita per Case Merenzi; da qui si attraversano i Piani di Cascia da dove è possibile osservare la balze dall’alto; passando poi dalla Chiesa di S. Siro e dal crocevia delle quattro strade si riprende la strada per Ostina. I numerosi sentieri si diversificano per lunghezza e pendenza ma tutti hanno in comune lo splendido panorama delle Balze, area naturale protetta e patrimonio del Valdarno e della Toscana.